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«No al Mega Macello!» La scelta vegan per uno stile di vita migliore
Gli attivisti del Coordinamento Contro il Mega Macello preparano nuove iniziative per sollecitare la Provincia sul nuovo impianto di macellazione previsto a Manerbio. Insieme alla scelta vegana contro lo sfruttamento
La Provincia di Brescia sta valutando l'ipotesi progettuale della realizzazione di un nuovo impianto di trattamento e macellazione di suini in quel di Manerbio, l'impianto Hamburger Pini. Stando alle ultime indiscrezioni lo stabilimento (nei momenti di massima attività) potrebbe macellare un totale di circa 40mila suini a settimana, con tutte le conseguenze del caso, sia ambientali che territoriali. Proprio per questo il 16 marzo scorso gli attivisti del Coordinamento Contro il Mega Macello si sono presentati, muniti di cartelli e striscioni, all'esterno della sede della Provincia, in Via Milano. Per gridare ad alta voce il loro NO al nuovo impianto di macellazione.
"Il Coordinamento nasce circa un mese e mezzo fa - ci racconta Serena, del gruppo Antispecisti Libertari di Brescia, parte integrante del neonato coordinamento - e chiediamo alla Provincia una valutazione appropriata sulle criticità e sulle autorizzazioni. Al di là della questione etica che portiamo avanti con passione siamo di fronte a uno stabilimento che avrà un fortissimo impatto ambientale, andando poi a devastare almeno 100mila metri quadri di terreno agricolo, a cui vanno aggiunti i tre pozzi che verranno realizzati per la lavorazione e la produzione delle carni, pozzi che preleveranno circa 82 litri al secondo di acqua dalla falda".
Una battaglia locale che segue però un interesse più generale, la questione etica appena citata. "Il macello Pini in realtà è solo il primo simbolo della nostra lotta allo specismo e allo sfruttamento animale. La nostra è una nuova campagna antispecista che vuole dichiaratamente porre sullo stesso piano ogni essere vivente, animali e umani. Siamo per l'abolizione della schiavitù animale, vogliamo abbattere il pensiero dominante secondo cui l'animale è una semplice merce, un oggetto da cui trarre profitto, quando invece ogni animale è un essere senziente che prova le nostre stesse emozioni, i nostri stessi sentimenti, apatia e noia, dolore e gioia".
La consuetudine vuole infatti che l'animale sia suddiviso nel metodo più classicamente industriale: animale da carne, da pelliccia, da laboratorio, da affezione o da compagnia. "Noi vogliamo far capire alla gente - continua Serena - che non c'è nessuna differenza tra l'animale d'affezione, come il cane o il gatto, rispetto all'animale cosiddetto da reddito, l'animale da carne. Smettere di mangiare carne vuol dire smettere di essere complici di quello che è lo sfruttamento della terra da parte dei Paesi più ricchi, la nostra è una battaglia per la liberazione degli animali e del territorio, in favore dei più poveri, di chi ha più bisogno".
Gli attivisti della Rete antispecista e del Coordinamento sono infatti tutti vegani, una scelta di vita forse radicale ma che segue regole e dettami precisi. "Noi consumiamo solo prodotti che di fatto non derivano dallo sfruttamento o dall'uccisione di animali. Niente carne e niente pesce, niente latte e niente uova. E oltre alla questione alimentare portiamo avanti la questione del vestiario, non indossiamo pelle o pellicce, ci sforziamo di utilizzare solo ed esclusivamente prodotti che non sono testati sugli animali. La scelta vegana è un vero e proprio stile di vita, uno stile di vita in cui non si può che essere attivisti, mobilitarsi per smuovere le coscienze, per dare voce agli animali che purtroppo non possono ribellarsi".