lunedì 21 maggio 2012

Il quotidiano locale pro-macello: una pagina dedicata a Pini, nessuna parola sul corteo

Qui l'articolo del giornale in questione: 
http://dl.dropbox.com/u/69641318/Articolo%20Pini%20Manerbio.jpg


Circa una settimana fa un corteo di approssimativamente 300 persone si muoveva per le strade di Manerbio. Persone mobilitatesi da tutto il nord-Italia, forti non solo della condivisione di un obiettivo, ossia quello di impedire la costruzione del macello di suini più grande d'Europa, che rischia di sorgere nella bassa bresciana, ma ancor più determinate dall'imprescindibile fondamento della lotta che li ha chiamati in strada: la liberazione animale, la fine dello sfruttamento tutto, la fine degli abusi e della prigionia, la fine di tutte le espressioni dello specismo, della violenza e della prevaricazione. A gran voce si è reclamata la fine di tutto ciò a cui sarà legata l'attività dell'agghiacciante monumento allo sterminio sistematico e razionalizzato che la 'Hamburger Pini' progetta di mettere in funzione a Manerbio. La maggior parte dei giornalisti, ha raccontato questa giornata nei propri articoli per quello che è stata entrando, chi più e chi meno, nel dettaglio delle motivazioni che ci hanno mosso. E poi c'è stato un quotidiano di Brescia e provincia.

La testata di cui sopra, infatti, dà ottima prova di un giornalismo conservatore che si asciuga la lingua sulle scarpe del potere. Passano nel più assoluto silenzio i contenuti del corteo di sabato 12, mentre viene dedicata un'intera, vergognosa pagina, ad una untissima sviolinata di plauso all'imprenditoria di Pini ed ai benefici che il mega impianto di Manerbio porterà all'occupazione della bassa, con tanto di fotografie a colori che ritraggono gli interni del gemello polacco (il macello Pini già esistente a Kutno), gli operai che lavorano sulle carcasse che viaggiano attraverso una catena di smontaggio industrializzata, e poi il prodotto finito, confezionato nella plastica.

Viene data parola allo stesso Piero Pini, il quale ammette al di fuori dell'amministrazione Manerbiese, in Italia, il suo piano ha trovato solo opposizioni. Dice infatti che avrebbe già abbandonato il progetto da tempo se non desiderasse lasciare uno dei suoi figli alla guida dello stabilimento. La famiglia prima di tutto quindi, insieme ai soldi, perché nonostante Pini dichiari di voler portare capitali e lavoro in Italia non è possibile nascondere che l'unica ricchezza che il macello promette di portare è quella di sé stesso e dei suoi consanguinei.

Una delle bocche a favore del progetto è ovviamente quella del sindaco di Manerbio, che si è recato in visita all'impianto di Kutno, in compagnia di due consiglieri della minoranza (P.D. e Manerbio a sinistra). Qui l'autore dell'articolo si diletta nel dipingere gli occhi del sindaco Meletti, che dovrebbero proverbialmente brillare di fronte al macello polacco. Il sindaco che “da che mondo e mondo il maiale non si manda in pensione” si trova faccia a faccia con un'anteprima del suo nuovo giocattolo. E anche dalla minoranza, arriva un'approvazione, seppur meno acritica di quella di Meletti, pur sempre cieca all'enormità della sofferenza animale, e sorda alla forte opposizione che il progetto sta ricevendo.

Le cifre sono all'ingrasso, nell'articolo quanto nelle bocche dell'amministrazione. Solo sei mesi fa si parlava di 600 posti di lavoro, poi sono diventati 800, ora 1200. Cosa succede? C'è un po' di confusione o è necessario alzare la posta poiché i costi e i danni di questa struttura sono stati diligentemente messi in luce? Poiché Manerbio, e i comuni limitrofi, potrebbero non essere intenzionati ad accettare il parto di questa aberrazione atroce sul loro territorio?

La scusa dei posti di lavoro è sbandierata con orgoglio a destra e a sinistra per giustificare qualsiasi opera. Anche la minoranza è ora in campo insieme al sindaco per la realizzazione del macello Pini. D'altro canto chi può essere mai così stolto da opporsi ad un progetto che dona occupazione in tempo di crisi? Nonostante la crisi la stiamo pagando proprio a causa di questa attitudine scellerata, che passa sopra tutti e tutto per il profitto, e dell'inerzia della politica di fronte a ciò. “Chi spiegherà ai disoccupati di Manerbio che non potranno portare a casa la pagnotta sulla pelle e la sofferenza di 12'000 esseri viventi al giorno?” Questo è il ricatto morale che ci sentiamo propinare continuamente, da parte di chi sostiene politicamente il progetto e si gonfia la bocca di plausi alle spaventose cifre che mette in tavola la Hamburger Pini.

C'è una cosa che però queste persone dimenticano, ed è chi saranno i veri lavoratori del macello Pini. Gli schiavi non umani che pagano da quando nascono a quando muoiono i veri costi dell'industria alimentare. 12'000 lavoratori coatti che vivono nel dolore e nella prigionia, verranno infine atrocemente smembrati e fatti a pezzi quotidianamente in nome del mero profitto economico. Il parallelo con i 13'000 abitanti della cittadina è scontato quanto efficace. Una Manerbio troverà la morte ogni giorno nel mega macello. Non c'è giustificazione che tenga per permettere tale scempio.

Insomma, una deludente panoramica, questa del quotidiano locale, sui benefici che il macello Pini porterà a pochi individui, nel tentativo di convincere i lettori che ne saremo investiti tutti, ma cieca ai vasti danni che causerà, in primo luogo agli individui non umani. Sorda alla voce che si sta alzando dal movimento antispecista che grida un forte e deciso 'basta!' all'efferato sfruttamento perpetrato sugli animali non umani. In una pagina di carta stampata viene riassunta così la stessa indifferenza che costruisce socialmente gli individui non umani come degli oggetti, delle risorse da sfruttare, invece che come esseri senzienti che, come noi, desiderano vivere liberi.