Il Sindaco di Manerbio
Cesare Giovanni Meletti serra le fila chiamando in aiuto altri primi
cittadini pro-macello. La ritiene “una replica a chi intende
piegare la volontà di un'amministrazione di prendere in
considerazione la fattibilità di un progetto imprenditoriale”.
Cioè chi si schiera in difesa degli animali e chi si schiera in
difesa del proprio territorio e della salute dell'ambiente e dei suoi
cittadini.
Con questo gesto, il
primo cittadino ammette quindi che la questione Mega-Macello va ben
oltre i confini del territorio di Manerbio. Eppure i sindaci
pro-macello, chiamati all'adunata da Meletti sono solo una decina:
ALFIANELLO: Maria Teresa
Geroldi in Boni, Lista Civica (Centro Sinistra)
BASSANO BRESCIANO:
Giovanni Paolo Seniga, Lega Nord-Civica
BAGNOLO MELLA: Cristina
Almici, PDL-Lega Nord
BRANDICO: Simona Plodari,
Lista Civica (Uniti per Brandico, Centro Destra)
CALVISANO: Angelo
Formentini, Lista Civica (Forze Unite e Lega per Calvisano)
GAMBARA: Tiziana
Panigara, Centro-Destra
GOTTOLENGO: Massa
Giacomo, Viva Gottolengo (Centro Destra)
MONTIRONE: Francesco
Lazzaroni, Centro-Destra
PAVONE MELLA: Piergiorgio
Priori, Lista Civica Pavon del Mella (Centro Destra)
VEROLANUOVA: Maria
Carlotta Bragadina, PDL-Lega Nord
Analizzando questa lista,
il primo dato che ne emerge è l'orientamento politico. La quasi
totalità dei sindaci a favore del macello sono facenti parte la
stessa area politica del sindaco Meletti, che vengono chiamati a fare
gruppo in difesa del tanto bramato nuovo giocattolo del primo
cittadino di Manerbio, facendo affidamento sull'uniforme visione di
un'area politica che sempre si è distinta (nonostante i proclami
territorialisti) in difesa di chi dal territorio vuole trarre
profitto, fare soldi anche a discapito dell'ambiente, della salute
dei cittadini (come denunciato dai movimenti ambientalisti locali) e
in questo caso anche a discapito di migliaia di animali non umani che
ogni giorno verrebbero deportati e uccisi, le cui membra verrebbero
fatte a pezzi e riversate in migliaia di vaschette di plastica.
Ci chiediamo, oltre a
questa decina di signori e signore, quante persone, sindaci e non,
quanti comuni cittadini siano davvero disposti ad accettare a poca
distanza da casa propria un ecomostro da centomila metri quadri che
oltre ad infliggere pesanti danni all'ambiente, causerebbe il dolore,
l'agonia e la morte di ben 12.000 maiali ogni giorno, sul territorio
di un paese che conta 13.000 abitanti. Una Manerbio sterminata ogni
giorno.
Il Sindaco e l'azienda
Pini fanno leva sulla precarietà del momento che l'Italia sta
affrontando, utilizzando la crisi come spauracchio e promettendo
posti di lavoro.
Posti di lavoro che ad
ogni articolo di giornale pro-macello che viene pubblicato lievitano
magicamente: dai 700 posti di lavoro iniziali si è arrivati anche a
1000-1300... Ma qual'è la realtà dei fatti? Il ricatto morale della
promessa dei posti di lavoro viene utilizzato dai promotori della
“macchina da soldi” Pini per spianare la strada ad un impianto
che a quanto pare offrirebbe non solo lavoro precario e di pessima
qualità, ma sporco del sangue di milioni di animali ogni anno, che
verrebbero sterminati nei capannoni della catena di smontaggio Pini.
Chi ci guadagna veramente
in tutto questo? Quale reale giovamento per i cittadini di Manerbio e
della Bassa Bresciana? E per una volta, anche chi non ha avuto ancora
modo di sviluppare una coscienza critica nei confronti dello
sfruttamento animale, si può fermare un attimo davanti ai numeri
assurdi, ai 12.000 animali che verrebbero quotidianamente uccisi e
fatti a pezzi in maniera brutale, atroce (tanto atroce che in tanti
non vogliono vedere nei filmati che pubblichiamo), in nome del
profitto per pochi?
Prendendo spunto da
queste riflessioni, ci auspichiamo che si possa partire da Manerbio
per dire un secco NO a tutto questo, nella speranza che sempre più
persone recepiscano il nostro messaggio antispecista, che si rendano
conto che la morte è sempre morte, che il sangue è sempre sangue,
che il dolore è sempre dolore, la prigionia è sempre prigionia e
che lo sfruttamento è sempre sfruttamento. Queste cose affliggono i
maiali vittime dei macelli così come farebbero con un cane, un
gatto, un uccello o un essere umano. Morte, sangue, dolore, prigionia
e sfruttamento sono cose terribili che universalmente ogni essere
vivente e senziente conosce come negative e non vuole sperimentare
sulla propria pelle.
Al contrario uno stile di
vita vegan, che da sempre promuoviamo, consente di vivere senza
essere responsabili della morte e dello sfruttamento di nessun essere
senziente. Nessuna morte, nessun sangue, nessun dolore, nessuna
prigionia e nessuno sfruttamento.
L'alternativa c'è ed è
più che possibile. Scegliere vegan.
________________________
Ecco un video che mostra le normali procedure di macellazione dei suini nella maggior parte dei Paesi europei, realizzato dagli attivisti e dalle attiviste di Igualdad Animal.
Lasciamo a voi una
riflessione su quanto mostrato dalle immagini.