lunedì 25 giugno 2012

Chi guadagnerà col sangue delle vittime del Mega Macello?

Il Sindaco di Manerbio Cesare Giovanni Meletti serra le fila chiamando in aiuto altri primi cittadini pro-macello. La ritiene “una replica a chi intende piegare la volontà di un'amministrazione di prendere in considerazione la fattibilità di un progetto imprenditoriale”. Cioè chi si schiera in difesa degli animali e chi si schiera in difesa del proprio territorio e della salute dell'ambiente e dei suoi cittadini.
Con questo gesto, il primo cittadino ammette quindi che la questione Mega-Macello va ben oltre i confini del territorio di Manerbio. Eppure i sindaci pro-macello, chiamati all'adunata da Meletti sono solo una decina:

ALFIANELLO: Maria Teresa Geroldi in Boni, Lista Civica (Centro Sinistra)
BASSANO BRESCIANO: Giovanni Paolo Seniga, Lega Nord-Civica
BAGNOLO MELLA: Cristina Almici, PDL-Lega Nord
BRANDICO: Simona Plodari, Lista Civica (Uniti per Brandico, Centro Destra)
CALVISANO: Angelo Formentini, Lista Civica (Forze Unite e Lega per Calvisano)
GAMBARA: Tiziana Panigara, Centro-Destra
GOTTOLENGO: Massa Giacomo, Viva Gottolengo (Centro Destra)
MONTIRONE: Francesco Lazzaroni, Centro-Destra
PAVONE MELLA: Piergiorgio Priori, Lista Civica Pavon del Mella (Centro Destra)
VEROLANUOVA: Maria Carlotta Bragadina, PDL-Lega Nord

Analizzando questa lista, il primo dato che ne emerge è l'orientamento politico. La quasi totalità dei sindaci a favore del macello sono facenti parte la stessa area politica del sindaco Meletti, che vengono chiamati a fare gruppo in difesa del tanto bramato nuovo giocattolo del primo cittadino di Manerbio, facendo affidamento sull'uniforme visione di un'area politica che sempre si è distinta (nonostante i proclami territorialisti) in difesa di chi dal territorio vuole trarre profitto, fare soldi anche a discapito dell'ambiente, della salute dei cittadini (come denunciato dai movimenti ambientalisti locali) e in questo caso anche a discapito di migliaia di animali non umani che ogni giorno verrebbero deportati e uccisi, le cui membra verrebbero fatte a pezzi e riversate in migliaia di vaschette di plastica.

Ci chiediamo, oltre a questa decina di signori e signore, quante persone, sindaci e non, quanti comuni cittadini siano davvero disposti ad accettare a poca distanza da casa propria un ecomostro da centomila metri quadri che oltre ad infliggere pesanti danni all'ambiente, causerebbe il dolore, l'agonia e la morte di ben 12.000 maiali ogni giorno, sul territorio di un paese che conta 13.000 abitanti. Una Manerbio sterminata ogni giorno.

Il Sindaco e l'azienda Pini fanno leva sulla precarietà del momento che l'Italia sta affrontando, utilizzando la crisi come spauracchio e promettendo posti di lavoro.
Posti di lavoro che ad ogni articolo di giornale pro-macello che viene pubblicato lievitano magicamente: dai 700 posti di lavoro iniziali si è arrivati anche a 1000-1300... Ma qual'è la realtà dei fatti? Il ricatto morale della promessa dei posti di lavoro viene utilizzato dai promotori della “macchina da soldi” Pini per spianare la strada ad un impianto che a quanto pare offrirebbe non solo lavoro precario e di pessima qualità, ma sporco del sangue di milioni di animali ogni anno, che verrebbero sterminati nei capannoni della catena di smontaggio Pini.

Chi ci guadagna veramente in tutto questo? Quale reale giovamento per i cittadini di Manerbio e della Bassa Bresciana? E per una volta, anche chi non ha avuto ancora modo di sviluppare una coscienza critica nei confronti dello sfruttamento animale, si può fermare un attimo davanti ai numeri assurdi, ai 12.000 animali che verrebbero quotidianamente uccisi e fatti a pezzi in maniera brutale, atroce (tanto atroce che in tanti non vogliono vedere nei filmati che pubblichiamo), in nome del profitto per pochi?

Prendendo spunto da queste riflessioni, ci auspichiamo che si possa partire da Manerbio per dire un secco NO a tutto questo, nella speranza che sempre più persone recepiscano il nostro messaggio antispecista, che si rendano conto che la morte è sempre morte, che il sangue è sempre sangue, che il dolore è sempre dolore, la prigionia è sempre prigionia e che lo sfruttamento è sempre sfruttamento. Queste cose affliggono i maiali vittime dei macelli così come farebbero con un cane, un gatto, un uccello o un essere umano. Morte, sangue, dolore, prigionia e sfruttamento sono cose terribili che universalmente ogni essere vivente e senziente conosce come negative e non vuole sperimentare sulla propria pelle.
Al contrario uno stile di vita vegan, che da sempre promuoviamo, consente di vivere senza essere responsabili della morte e dello sfruttamento di nessun essere senziente. Nessuna morte, nessun sangue, nessun dolore, nessuna prigionia e nessuno sfruttamento.
L'alternativa c'è ed è più che possibile. Scegliere vegan.


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Ecco un video che mostra le normali procedure di macellazione dei suini nella maggior parte dei Paesi europei, realizzato dagli attivisti e dalle attiviste di Igualdad Animal.





Lasciamo a voi una riflessione su quanto mostrato dalle immagini.