La settimana scorsa si è
tenuto un incontro indetto da Assosuini (associazione che raggruppa
gli allevatori di suini italiani) e il promotore del progetto del
Mega Macello, Piero Pini, accompagnato dall'immancabile sindaco di
Manerbio Meletti e da uno stuolo di tecnici, autorità del settore e
rappresentanti di enti coinvolti.
L'incontro è stato un
susseguirsi di interventi atti da una parte a sondare l'affidabilità
del promotore del progetto Hamburger Pini; dall'altra, con toni
perentori, a convincere gli allevatori che in questo progetto da
migliaia di vittime al giorno si trovi la chiave ai problemi del mondo, almeno di quello
che si nutre delle vite di milioni di animali ogni anno.
Sono anche emersi
interventi più che faziosi da parte dei promotori, forti
dell'assenza di reali oppositori in aula, per convincere gli
allevatori ad abboccare all'amo. Eppure, nonostante non avessimo
ricevuto sicuramente un invito, li abbiamo ascoltati bene questi
interventi.
Ad esempio, il sindaco
Meletti, dandosi da fare anche in questa sede per la difesa del tanto
agognato impianto di morte afferma che la “società civile”
appoggia il progetto, che le persone (da lui contate una ad una) che
hanno partecipato al corteo antispecista del 12 maggio fossero una
cinquantina scarsa, di cui due soli manerbiesi.
L'abbiamo visto anche noi
il Sindaco quel giorno, a bordo della sua bicicletta, mentre ci
studiava con aria curiosa. Ci chiediamo se sappia o non sappia
contare, dato che i contestatori della sua folle idea erano almeno
300 (da mezzo nord Italia) ed evidentemente di manerbiesi che si
sentono vicini alle nostre posizioni etiche ce ne sono ancora pochi;
ma è risaputo che nella cittadina della Bassa in molti sono contrari
per altre ragioni, supportate dai movimenti di opposizione locali.
Sono invece tante le persone in tutta Italia che conoscono questa
vicenda e che si oppongono a questo progetto insanguinato partendo
dalle nostre stesse convinzioni, quelle etiche, quelle che vogliono
portare un cambiamento culturale, che vogliono distruggere il
meccanismo dello sfruttamento dell'uomo su tutti gli altri animali e
che sono pronte a dare un segnale forte a riguardo.
Eppure il sindaco
dovrebbe saper far di conto con una certa disinvoltura, dato il suo
incarico presso la Regione Lombardia nell'ambito dell'Unità
Organizzativa Entrate Regionali e del Federalismo Fiscale.
Durante la serata Pini è
intervenuto poche volte, cercando, non certo con la simpatia, di
accaparrarsi la fiducia dei suoi interlocutori. Il “settore
suinicolo” (come viene tecnicamente chiamato, che per noi altro non
è che un sistema di sfruttamento atto alla nascita forzata,
detenzione, crescita in schiavitù e morte di animali senzienti
ridotti a merce da cui trarre profitto) vive un momento di crisi
profonda e Pini punta sull'appoggio degli allevatori per dar forza al
suo progetto.
Come Piero Pini stesso ha
sottolineato in uno dei suoi pochi ma lapidari interventi, l'impianto
di macellazione (nato da un idea del figlio, impegnato nell'attività
di famiglia in Ungheria) che ucciderebbe
12.000 maiali al giorno costerebbe all'incirca 50 milioni di
euro (investiti da privati). Gli allevatori presenti, all'incirca
400, preoccupati per l'andamento delle loro attività, accecati dallo
spauracchio della crisi, guardano a Pini come un possibile salvatore.
E' chiaro che Pini ci guadagnerà e che gli investitori privati ci
guadagneranno. Forse anche gli allevatori spereranno nelle loro
briciole di profitto.
Pini ricaccia le critiche
dei movimenti che si oppongono alla costruzione del Mega Macello per
ragioni ambientali e per ragioni etiche con un poco ponderato
“probabilmente queste persone hanno interessi economici”. Eppure
l'unico ad avere interessi economici in questa vicenda è proprio
lui. Non sono i tanti cittadini della Bassa Bresciana che si
oppongono al progetto così come i tanti antispecisti che non
vogliono veder sorgere l'ennesimo tempio dello sfruttamento animale.
Forse è difficile per chi ha basato la propria attività sullo
sfruttamento di milioni di vite pensare che ci sia altro oltre al
profitto a questo mondo.
Detto questo,
dall'incontro tra Pini e Assosuini non è emerso niente di realmente
interessante. Conoscevamo già la situazione del settore degli
allevamenti, in crisi perchè molti maiali muoiono, si ammalano,
sviluppano tumori ed infezioni. E non c'è da stupirsi, date le
condizioni in cui queste creature sono costrette a vivere e crescere.
Conoscevamo già la
determinazione dei promotori del Mega Macello di imporre il progetto
e di cercare consensi sfruttando i timori che nascono dai fantasmi
della crisi occupazionale.
Quello che invece essi non sanno di noi è che ci muoviamo quotidianamente per portare avanti la nostra battaglia. Non sanno che di giorno in giorno in tutta Italia sempre più persone vengono a conoscenza dell'esistenza della cittadina di Manerbio per questa vicenda intrisa di sangue e del folle progetto di sterminio di 12.000 animali ogni 24 ore; persone che hanno già sviluppato una coscienza critica nei confronti dello sfruttamento animale o che stanno, anche grazie a questa Campagna, scoprendo la realtà che si cela dietro ad allevamenti e macelli.
E' tempo che chiunque si
nutra della morte e della sofferenza di innumerevoli animali scopra
cosa accade prima che quel pezzo di animale inanimato giunga nel
proprio piatto. E' tempo che l'essere umano cambi il suo modo di
vivere e che cessi lo sfruttamento di milioni di animali ogni anno.
Non vogliamo che a Manerbio sorga una cattedrale di sangue e morte,
dove risuonino le urla di dolore di chi viene ucciso nel nome del
profitto. Non vogliamo che esistano luoghi dove l'essere umano si
sporchi le mani del sangue di milioni di vittime.