giovedì 26 luglio 2012

Una riflessione sul caso 'Green Hill'

La campagna contro la catena di smontaggio Hamburger Pini, vuole essere anche un pretesto per denunciare ciò che ogni giorno viene perpetrato nei confronti degli animali non umani etichettati da carne/da reddito e fatti nascere quindi col solo scopo per poi diventare cibo.
La nostra priorità è parlare di antispecismo per cercare di abbattere quel muro d’intolleranza e di prevaricazione che vede l’essere umano capace di disporre della vita e della morte di milioni di individui, di veganismo perché è l’unico modo per non alimentare un’industria alimentare insanguinata, di abolizione della schiavitù animale perché non accettiamo gabbie più larghe e recinti più grandi, di liberazione animale perché per salvare delle vite è necessaria l’azione diretta.

Come ‘Coordinamento Contro il Mega Macello’ abbiamo voluto sottolineare fin da subito l’importanza di questa campagna antispecista pubblicando un’investigazione che documentasse le reali condizioni di detenzione di migliaia di individui all’interno degli allevamenti, questo per far comprendere che il dolore, la noia, l’apatia, il malessere che provano questi esseri viventi è il medesimo dei cani detenuti all’interno dell’allevamento di Green Hill.
In questi giorni l'allevamento di Montichiari è stato posto sotto sequestro dalla Forestale per ordine della Procura di Brescia. Alla base di questo provvedimento vi sono delle denunce per maltrattamento e irregolarità annesse.
Eppure il maltrattamento è una caratteristica fondamentale dello sfruttamento animale. Non esiste una forma di sfruttamento che non implichi il maltrattamento, il quale assume le stesse caratteristiche a prescindere da che si tratti di un allevamento di cani beagle destinati alla vivisezione o di maiali destinati ai macelli.
Allora ci chiediamo: se si parla di 'maltrattamento' perché non includere tutti gli allevamenti-lager in cui sono stipati milioni di esseri senzienti?

Così come soffrono i beagle di Montichiari, soffrono allo stesso modo i maiali rinchiusi negli allevamenti della Bassa Bresciana, così come le galline schiave di Bruzzese.
Per questa società specista una differenza esiste. Da una parte si parla di animali d’affezione, ovvero cani e gatti, dall’altra si parla dei maiali, ovvero coloro che sono considerati gli ultimi degli ultimi. Da antispecisti questa differenza invece non la vediamo.

C’è solo un modo per non essere complici della sofferenza, della schiavitù e della morte dei non umani, siano essi da carne, d’affezione, da laboratorio, da pelliccia, da intrattenimento:
scegliere VEGAN!

Dalla parte delle vittime dell’industria alimentare.
Contro lo specismo!
Coordinamento Contro il Mega Macello

mercoledì 18 luglio 2012

L'ASL ferma l'iter del progetto Hamburger Pini per il Mega Macello di Manerbio.

Brutte notizie per Piero Pini e i suoi sostenitori.
L'ASL di Brescia durante la prima conferenza dei servizi sulla VAS (Valutazione Ambientale Strategica), che si è tenuta presso il Comune di Manerbio lo scorso 3 luglio, ha bocciato il progetto della Hamburger Pini per il Mega Macello di Manerbio. Alla conferenza erano presenti anche rappresentanti dei Comuni limitrofi, dell'ARPA e il rappresentante VAS della Provincia di Brescia, oltre ad altri enti ed organi coinvolti.

Il principale motivo della contestazione al progetto risiede nell'utilizzo delle risorse idriche (come spesso ricordato, il progetto prevede il prelievo di 85 litri di acqua al secondo per il funzionamento dell'impianto). L'incremento del fabbisogno idrico della cittadina di Manerbio, unitamente alle condizioni climatiche che favoriscono momenti di scarsità idrica sono condizioni che rendono incompatibili i prelievi da pozzo (come previsto nel progetto, un pozzo ad alta profondità) e dalla rete idrica cittadina con l'enorme richiesta di acqua che il Mega Macello pretenderebbe per svolgere la sua attività. Secondo i calcoli la richiesta idrica del Mega Macello, da soddisfare attraverso il prelievo di un pozzo costruito appositamente, sarebbe di circa 700-800 mila metri cubi, quando il Comune di Manerbio consuma acqua potabile per un milione e 700 mila metri cubi. Quindi si tratta del 40-50% circa della richiesta in falda. A questo quantitativo vanno ad aggiungersi circa 120 mila metri cubi dall'acquedotto cittadino.
Altro motivo di criticità al progetto riguarda la diffusione degli odori nell'area circostante: secondo gli studi sulla direzione del vento nella zona di Manerbio, l'aria sospingerebbe gli spray contenenti prodotti a base di ammoniaca direttamente verso il centro abitato. Inoltre il depuratore previsto dal progetto dovrebbe essere posto ad una distanza garantita di almeno 100 metri dalle prime abitazioni.
L'ASL ha esposto anche critiche circa la sostenibilità dell'area di insediamento, che risulta essere classificata come altamente vulnerabile, vista la presenza di falda alta e rischio di esondazione.
Nell'esposizione viene anche richiesto un approfondimento circa il minimo consumo di suolo agricolo e sulle ricadute dell'uso agricolo rispetto al PUA (Piano di Utilizzazione Agronomica) degli effluenti zootecnici.
Tra i rappresentanti delle varie municipalità presenti sono emerse perplessità: c'è chi attende valutazioni più approfondite e chi non è affatto convinto del progetto. Un solo primo cittadino si è espresso favorevolmente basandosi sulla posizione strategica dell'impianto. Unico sindaco che abbraccia il progetto Pini senza riserve è Cesare Meletti, di Manerbio.
Anche se le valutazioni messe in atto dai vari organismi incaricati non tengono conto anche delle implicazioni etiche che questo progetto coinvolge, non siamo insensibili a quanto portato alla luce dall'ASL. Il progetto della Hamburger Pini è una mostruosità che devasterà l'ambiente e sterminerà migliaia di vite ogni giorno. Sono due facce della stessa medaglia, della stessa assurda idea. Ma come già detto altre volte, se anche questo impianto fosse ad impatto ambientale zero, la nostra opposizione sarebbe la stessa.

Questo è stato il primo di una lunga serie di incontri in cui i vari enti competenti esporranno le loro relazioni in merito all’impianto di macellazione, sicuramente i referti di ASL e ARPA saranno determinanti sulla valutazione finale.

Sarà difficile che un progetto del genere venga fermato dalle nostre seppur strenue convinzioni di antispecisti e attivisti per la liberazione animale, di questo il ‘Coordinamento Contro il Mega Macello’ né è assolutamente consapevole. Questo non significa che la nostra battaglia non sia motivata, forte e determinata: il nostro “NO!” al progetto del Mega Macello di Manerbio rimane categorico e continueremo a fare informazione circa l'industria alimentare basata sullo sfruttamento animale, circa il sistema di detenzione e sterminio che l'essere umano ha messo in atto ai danni dai milioni di altri animali, finché non saranno in tanti ad aver preso parte al cambiamento culturale, finché sempre più persone si saranno rese conto di ciò che questa industria insanguinata rappresenta veramente.

Continueremo ad invitare le persone a prendere coscienza, a mutare le proprie convinzioni radicate nell'abitudine e nel conservatorismo della società basata sulla prevaricazione e sullo sfruttamento. Continueremo a diffondere la cultura antispecista e del veganismo, affinché non sorgano macelli né a Manerbio, né altrove.

Dalla parte delle vittime dell’industria alimentare.
Per la liberazione animale!

Coordinamento Contro il Mega Macello

mercoledì 11 luglio 2012

Una cartolina dall'incontro tra Piero Pini e l'associazione degli allevatori italiani.

La settimana scorsa si è tenuto un incontro indetto da Assosuini (associazione che raggruppa gli allevatori di suini italiani) e il promotore del progetto del Mega Macello, Piero Pini, accompagnato dall'immancabile sindaco di Manerbio Meletti e da uno stuolo di tecnici, autorità del settore e rappresentanti di enti coinvolti.

L'incontro è stato un susseguirsi di interventi atti da una parte a sondare l'affidabilità del promotore del progetto Hamburger Pini; dall'altra, con toni perentori, a convincere gli allevatori che in questo progetto da migliaia di vittime al giorno si trovi la chiave ai problemi del mondo, almeno di quello che si nutre delle vite di milioni di animali ogni anno.

Sono anche emersi interventi più che faziosi da parte dei promotori, forti dell'assenza di reali oppositori in aula, per convincere gli allevatori ad abboccare all'amo. Eppure, nonostante non avessimo ricevuto sicuramente un invito, li abbiamo ascoltati bene questi interventi.

Ad esempio, il sindaco Meletti, dandosi da fare anche in questa sede per la difesa del tanto agognato impianto di morte afferma che la “società civile” appoggia il progetto, che le persone (da lui contate una ad una) che hanno partecipato al corteo antispecista del 12 maggio fossero una cinquantina scarsa, di cui due soli manerbiesi.
L'abbiamo visto anche noi il Sindaco quel giorno, a bordo della sua bicicletta, mentre ci studiava con aria curiosa. Ci chiediamo se sappia o non sappia contare, dato che i contestatori della sua folle idea erano almeno 300 (da mezzo nord Italia) ed evidentemente di manerbiesi che si sentono vicini alle nostre posizioni etiche ce ne sono ancora pochi; ma è risaputo che nella cittadina della Bassa in molti sono contrari per altre ragioni, supportate dai movimenti di opposizione locali. Sono invece tante le persone in tutta Italia che conoscono questa vicenda e che si oppongono a questo progetto insanguinato partendo dalle nostre stesse convinzioni, quelle etiche, quelle che vogliono portare un cambiamento culturale, che vogliono distruggere il meccanismo dello sfruttamento dell'uomo su tutti gli altri animali e che sono pronte a dare un segnale forte a riguardo.
Eppure il sindaco dovrebbe saper far di conto con una certa disinvoltura, dato il suo incarico presso la Regione Lombardia nell'ambito dell'Unità Organizzativa Entrate Regionali e del Federalismo Fiscale.

Durante la serata Pini è intervenuto poche volte, cercando, non certo con la simpatia, di accaparrarsi la fiducia dei suoi interlocutori. Il “settore suinicolo” (come viene tecnicamente chiamato, che per noi altro non è che un sistema di sfruttamento atto alla nascita forzata, detenzione, crescita in schiavitù e morte di animali senzienti ridotti a merce da cui trarre profitto) vive un momento di crisi profonda e Pini punta sull'appoggio degli allevatori per dar forza al suo progetto.
Come Piero Pini stesso ha sottolineato in uno dei suoi pochi ma lapidari interventi, l'impianto di macellazione (nato da un idea del figlio, impegnato nell'attività di famiglia in Ungheria) che ucciderebbe 12.000 maiali al giorno costerebbe all'incirca 50 milioni di euro (investiti da privati). Gli allevatori presenti, all'incirca 400, preoccupati per l'andamento delle loro attività, accecati dallo spauracchio della crisi, guardano a Pini come un possibile salvatore. E' chiaro che Pini ci guadagnerà e che gli investitori privati ci guadagneranno. Forse anche gli allevatori spereranno nelle loro briciole di profitto.

Pini ricaccia le critiche dei movimenti che si oppongono alla costruzione del Mega Macello per ragioni ambientali e per ragioni etiche con un poco ponderato “probabilmente queste persone hanno interessi economici”. Eppure l'unico ad avere interessi economici in questa vicenda è proprio lui. Non sono i tanti cittadini della Bassa Bresciana che si oppongono al progetto così come i tanti antispecisti che non vogliono veder sorgere l'ennesimo tempio dello sfruttamento animale. Forse è difficile per chi ha basato la propria attività sullo sfruttamento di milioni di vite pensare che ci sia altro oltre al profitto a questo mondo.

Detto questo, dall'incontro tra Pini e Assosuini non è emerso niente di realmente interessante. Conoscevamo già la situazione del settore degli allevamenti, in crisi perchè molti maiali muoiono, si ammalano, sviluppano tumori ed infezioni. E non c'è da stupirsi, date le condizioni in cui queste creature sono costrette a vivere e crescere.
Conoscevamo già la determinazione dei promotori del Mega Macello di imporre il progetto e di cercare consensi sfruttando i timori che nascono dai fantasmi della crisi occupazionale.

Quello che invece essi non sanno di noi è che ci muoviamo quotidianamente per portare avanti la nostra battaglia. Non sanno che di giorno in giorno in tutta Italia sempre più persone vengono a conoscenza dell'esistenza della cittadina di Manerbio per questa vicenda intrisa di sangue e del folle progetto di sterminio di 12.000 animali ogni 24 ore; persone che hanno già sviluppato una coscienza critica nei confronti dello sfruttamento animale o che stanno, anche grazie a questa Campagna, scoprendo la realtà che si cela dietro ad allevamenti e macelli.

E' tempo che chiunque si nutra della morte e della sofferenza di innumerevoli animali scopra cosa accade prima che quel pezzo di animale inanimato giunga nel proprio piatto. E' tempo che l'essere umano cambi il suo modo di vivere e che cessi lo sfruttamento di milioni di animali ogni anno. Non vogliamo che a Manerbio sorga una cattedrale di sangue e morte, dove risuonino le urla di dolore di chi viene ucciso nel nome del profitto. Non vogliamo che esistano luoghi dove l'essere umano si sporchi le mani del sangue di milioni di vittime.